Girellando per internet sono casualmente incappato in un articolo sul gioco di ruolo Horror Sine Requie, niente di strano, direte voi, ne abbiamo uno anche in questo Blog… la cosa particolare è che l’articolo non era su un sito di GDR ma sul Blog di Loredana Lipperini (Lipperatura), una giornalista/scrittrice/conduttrice televisiva/autrice per radio e Tv che nel suo curriculum vanta anche collaborazioni con la RAI.
L’articolo in questione parlava, per l’appunto, del GDR Sine requie, citandone inizialmente un “passaggio narrativo” presente nel Manuale base di “Anno 13“, dicendo un po’ a grandi linee di che si trattava per poi alzare un quesito…
Che cosa, dunque, lo differenzia da un Libro? Il fatto che sia concepito per essere ulteriormente sviluppato da chi lo gioca[…]”? Ma non dovrebbe essere così per ogni testo? Non è di fatto così, per le narrazioni che coinvolgono in prima persona chi legge e che molto spesso vengono fatte oggetto di rielaborazioni, in rete e fuori? A differenziarlo, allora è il luogo dove si reperisce, in una fumetteria piuttosto che in una libreria? Se così fosse, non sarebbe un buon segnale.
Dunque?
Quindi incuriosito di leggere le risposte che gli utenti del blog potevano fornire a una simile domanda mi sono addentrato frà le risposte e ho potuto notare una tendenza generale a minimizzare il GDR
La lingua. Credo che una delle differenze sia la lingua.
Dieci righe di “Lolita” (tanto per fare un esempio) contengono, quanto a suggestioni, capacità di commuovere, di accendere l’immaginazione, quanto a possibilità di spalancare doppi e tripli e quadrupli e N fondi nello spazio di un semplice periodo… […]
I giochi di ruolo (o i libri come “Fatherland”) sono ottimi sistemi per far pensare e immaginare e allenare e spiazzare intelligentemente il nostro immaginario – ma non contengono di solito quella magia lì. Ed è quel tipo di magia che di solito, da generazioni, salva il mondo…
Tendenza che si presenta anche nelle risposte di alcuni utenti che dichiarano di far parte di gruppi di gioco…
gioco da anni ai giochi di ruolo e mi sembrano intelligenti e fichi e divertenti ecc. e mi sembrano un ottimo prodotto culturale, ma non ne ho trovato uno che sfiorasse il territorio dell’arte.
Il che capita molto più spesso con i romanzi (sarà che la letteratura esiste da più tempo)
E meno spesso (ma succede) con i film.
E ogni tanto con i fumetti.
Io personalmente non mi ritrovo in nessuna di queste risposte…
Io ritengo che i GDR possano influenzare la vita di una persona e la sua visione del mondo tanto quanto un buon libro, o un bel film. Per quel che riguarda il linguaggio usato ritengo che, spesso, metà della qualità di un manuale stia nelle parti narrative in esso, le varie “storia di…” che ti permettono di immedesimari in un mondo nuovo e diverso.
La natura letteraria dei GDR, secondo me si può ritrovare anche nei generi in cui siamo abituati a dividerli (Horror / fantasy / Noir /ecc.).
Come sostegno alla mia tesi cito una frase di Valerio Evangelisti, scrittore di numerosi cicli narrativi (Ciclo di Eimrych, trilogia del Magus, Ciclo del Metallo, Ciclo Americano) che di recente ha riadattato uno dei suoi cicli (il Ciclo di Eimrych) creando un gioco di ruolo ambientato nel mondo descritto nei romanzi (il Mondo di Eimrych):
“Secondo me, i giochi di ruolo contengono gli elementi essenziali del meccanismo della narrativa. Che cosa fa uno scrittore, mentre è all’opera, se non impersonare una serie di personaggi? E cosa fa un lettore, se non partecipare allo stesso gioco e vivere diverse vite? Io raccomanderei i giochi di ruolo fin dalle elementari, quale strumento didattico.”
Valerio Evangelisti
Con questo Vi lascio e vi pongo la domanda…
Cos’è per voi un GDR?
Gioco? Letteratura? Arte? Tutte queste cose o nessuna di esse?
Io ho già risposto nell’articolo… ma lo riporto qui un po’ riadattato e integrato con altri commenti…
Io non mi sono mai posto il problema perché in sincerità vado oltre al termine letteratura.
Ho già scritto o detto altre volte che è mia profonda convinzione che quando qualcuno inventa qualcosa essa prende vita da qualche parte… forse in questa dimensione, “dove nessuno è mai giunto prima”, come ci mostra una puntata di Star Trek: The Next Generation arrivando in un battito di ciglia in un luogo dove la fantasia diventa realtà, forse in un universo alternativo.
Detto questo, se questa invenzione è fatta bene (ovvero se non sono solo un’accozzaglia di idee senza senso o coerenza tra loro) la letteratura è solo il mezzo con cui l’autore, il tramite, la fa conoscere agli altri.
Infatti una delle cose che più mi fanno arrabbiare, anche se forse non tutti saranno d’accordo con me, è quando l’autore decide di sua sponte di cambiare in modo radicale il suo mondo (intendo nella sua sostanza, le sue leggi, o qualcosa che aveva già descritto senza ombra di dubbio in un altro modo in precedenza).
Detto questo sono convinto che esista buona o cattiva letteratura dal momento che esistono bravi e cattivi autori o inventori capaci o mediocri, ma disdegnare a priori in base al genere mi sembra poco serio.
Del resto:
let|te|ra|tù|ra
s.f.
AU
1a insieme di opere scritte che si propongono fini estetici o hanno comunque, in ragione della loro concezione e del loro stile, un elevato valore nella storia intellettuale
Se la definizione di letteratura è quella sopra, un manuale di GdR, più di altri tipi di manuali (come il giardinaggio), contribuisce alla storia intellettuale, in quanto è un “prodotto” che genera altra letteratura.
Non è un manuale in senso stretto perché non dà solo istruzioni su come fare qualcosa, non stiamo parlando di un manuale di matematica (che pure è considerata letteratura, ovviamente scientifica) o fai-da-te, ma di libri dove si parla di mondi, personaggi, eventi, idee, visti dalla parte di un ipotetico “dio” invece che da quella di un lettore esterno.
Se un dio guarda la sua creazione non la vedrà solo come una fantastica poesia o una descrizione toccante, ma ne ammirerà piuttosto le regole, l’invenzione, i “retroscena”, poiché è sua prerogativa farlo e controllare che funzionino… e come dio la sua stessa creazione lo porterà ad inventare altro o ad ammirare come questo suo mondo possa continuare a vivere anche senza il tuo intervento… cioè quello che ogni autore, Dungeon Master, giocatore, a livelli diversi vive. Il fatto che tutto questo sia accompagnato da numeri e tabelle tuttavia non ne diminuisce l’invenzione, anzi…
Se questa ruota in continuo movimento ed evoluzione, poiché non è fine a sé stessa, ma spinge alla generazione di altre idee, avventure, eventi, ecc., non viene considerata degna di rivestire un “valore intellettuale” allora comprendo anche il perché tutti si siano scandalizzati quando Dario Fo ha vinto il nobel per le sue opere “alternative” superando i tanti scrittori classici.
La motivazione infatti è: « Perché, seguendo la tradizione dei giullari medioevali, dileggia il potere restituendo la dignità agli oppressi. »
Solo un problema… i giullari medievali, che lui ripercorre molto bene, non scrivevano… avevano un canovaccio (a volte) e poi improvvisavano… avevano regole che rispettavano (a volte) inventado la storia attorno ad esse.
Non è la stessa definizione, nel succo estremo, che si può dare di un manuale di GdR?
Puntualmente, vi sono persone che analizzano il gdr, chi ci vede il bene, chi il male, chi lo rilega a giochino per nerds chi lo osanna come massima ispirazione per il genere umano… il mio parere? Tutte stupidaggini.
E un gioco, serve unicamente per passare il tempo divertendosi. ^^
La differenza per me e solo quando più persone riescono a creare assieme una storia arrivando a viverla quasi in prima persona creando quella speciale alchimia cosa che non capita sempre.
Mah… guarda, qwein… che il GdR possa essere inteso in vari modi, e quindi anche solo come gioco per passare il tempo, credo sia una cosa innegabile.
Però non è solo questo.
Non stiamo parlando del gioco dell’oca, di un puzzle e simili. Quelli sì sono solo giochi e non ha senso scavare per trovarne gli ipotetici risvolti filosofici ed esistenziali.
Tutti pensano che il GdR sia nato dalla mente di Gaygax quando ha inventato D&D, ma in realtà è stata solo un’evoluzione di processi (quelli di cui parla Evangelisti) già presenti nella storia dell’umanità… in tutti quei momenti nei quali cessiamo di pensare come “Evanderiel” o “qwein” e ci mettiamo nella testa di un’altra persona, per i motivi più disparati (voglio fare un regalo che piaccia a questa persona, devo pensare come lei…. chissà cosa mi chiederà all’esame il professore… il mio capo mi ha chiesto di fare questo, ma non sono sicuro di come si faccia, lui come lo farebbe?…)
Essendo il GdR qualcosa che ha origine e uso nella quotidianità di ognuno, mi sembra più che logico vederci qualcosa di più di un gioco. Per l’efficacia che ha sui bambini (perché la loro mente lavora molto con processi fantastici e identificativi, guardando agli adulti come esempi e immaginandosi il resto) la pedagogia lo consiglia nelle scuole, per esempio, quindi diventa metodo didattico, ma bisogna anche guardare all’evoluzione che il GdR ha avuto negli anni.
Se il gioco dell’oca e il puzzle, come già detto, sono giochi che si possono solo migliorare dal punto di vista tecnico (i famosi puzzle 3D, quelli sul computer, il gioco dell’oca con DVD, ecc…), il GdR ha avuto un’evoluzione che non si può ignorare soprattutto in campo letterario.
Sicuramente come GdR di concezione Gaygaxiana non è nato con questo scopo, principalmente erano regole, ma è innegabile che si sia presa questa direzione e non si può liquidare l’argomento dicendo “è solo un gioco”… si può esprimere questo parere personale, ma non dire che tutto il resto sono stupidaggini.
Se il GdR non mirasse, al giorno d’oggi, ad assumere anche un’importanza letteraria, quale sarebbe il senso di fare manuali (guarda caso di case di produzione emergenti) in cui solo il 20% del manuale parla effettivamente di regole, mentre per il resto sembra di leggere un libro di narrativa?
Basterebbero quelle dieci pagine di istruzioni secche (tipo il volantino dentro la scatola del gioco dell’oca con la spiegazione delle caselle)…
Avevo già letto l’articolo sul blog dela Lipperini, e sto partecipando alle discussioni che trovo in giro riguardo l’argomento perché lo trovo particolarmente interessante.
Non penso che il GdR sia Letteratura, è un medium diverso, per quanto abbia diversi punti in comune.
Penso però che abbia una grande valenza dignità artistica, spesso sottovalutate.
Parlando ora solo del manuale in sé, non tutti i manuali sono fatti con la stessa passione, così come non tutti i lbri sono scritti con vera Arte questo è certo. Però per chi dedica le proprie energie alla scrittura di un gioco, può dare la stessa soddisfazione di un libro o un poema. E se è stato curato bene nella sua parte narrativa, anche leggerlo sarà un piacere.
Come ha detto qwein, si tratta di Giochi di ruolo. Il loro scopo primario è divertirsi, questo è certo. Però non dimentichiamo che moltissime opere letterarie hanno l’unico scopo di intrattenere, così come il cinema, e sicuramente la musica. Non li consideriamo giochi, ma il loro scopo è quello di farci passare il tempo, eppure la loro valenza artistica non è in discussione.
@Dajo: benvenuto sul GdRblog.
Personalmente trovo difficile accostare un manuale (in quanto insieme di regole) ai vari Manzoni, Leopardi ecc. All’interno del manuale di un gioco di ruolo ci sono però anche parti descrittive e narrative. Quelle a mio parere hanno una propria dignità letteraria.
Per finire, concordo con Quein, la VERA e più importante parte letteraria del gioco di ruolo è quella che avviene intorno al tavolo mentre giochiamo.
Grazie del benvenuto!
Concordo pienamente che un manuale “in quanto insieme di regole” non sia da accostare alla Letteratura, ma la cosa si può invece fare con la componente narrativa.
Penso però che molti manuali vadano valutati come insieme delle due cose e nel loro complesso possano avere una propria dignità, non dico letteraria, ma artistica.
Il loro scopo primario rimane il divertimento, ma divertirsi non vuol dire svilire quel che si fa.
Quindi alla domanda “Cos’è per voi un GDR?
Gioco? Letteratura? Arte? Tutte queste cose o nessuna di esse?” rispondo:
Il GdR è una forma di intrattenimento che presenta alcune componenti letterarie. Come ogni forma di intrattenimento -o quasi- può avere una sua dignità artistica quando viene portata avanti con passione.
Io hop già parzialmente risposto alla mia domanda nel mio articolo, comunque amplio la mia risposta dicendo che è vero che è improbabile dare valenza letteraria all’insieme di regole di un manuale, ma è anche vero che spesso le regole sono niente senza un buon supporto narrativo, molte regole o sottoregole assumono significato solo dopo aver letto gli scorci di storie, ed è in base alle qualità di queste ultime che si può determinare se un GDR è o no letteratura…
quindi io ritengo che così come esistono Libri che NON si possono considerare Letteratura, esistono GDR che possono rientrarvi a pieno titolo, il discorso della loro origine “spuria” non invalida questa possibilità, se ci pensate bene un ragionamento simile può essere fatto per i fumetti…fino a dieci anni fà nessuno si sarebbe aspettato di vedere Ken il Guerriero sui libri di antologia, invece a oggi alcuni di questi testi ripropongono le tavole del combattimento Ken Vs Raul.
Chi ci dice ch frà 10 o 20 anni aprendo un libro di antologia non ritroveremo i “passaggi letterqari di Vampiri:la Masquerade, Sine Requie e D&d ?
Per me il gioco di ruolo è composto da tutte e tre le caratteristiche proposte nell’articolo. Premetto che non gioco ai GDR da molto tempo ma sono un bravo giocatore e un più che discreto master. Sicuramente il gioco di ruolo è nato per il divertimento ma non può essere considerato solo un gioco! Tutto dipende dalla qualità della ruolata e in base a questa si può dimostrare la sua trasformazione in vera arte e in certi casi anche in letteratura.
Quando un giocatore impersona veramente un personaggio e risce a cambiare voce, comportamento e si mette a pensare come il proprio avatar si raggiunge veramente il livello artistico. Può essere quasi comparato al teatro e forse ha anche qualcosa in più….
E come altri hanno detto prima lo stesso manuale di gioco potrebbe rientrare nel caso limite di letteratura. Ma da master potrei anche (correggetemi se sbaglio) definire il lavoro che facciamo e che fanno alcuni creatori di GDR come letteratura. Se il cinema può essere considerato parte della letteratura il GDR non è da meno visto che a volte ci sono storie di campagne o avventure che sono meglio di molti film e giocatori che con la loro interpretazione sono dei veri attori. Il master crea spesso un intero mondo con una storia passata e presente che è a volte paragonabile al Signore degli anelli. Questo è stato prodotto solo dalla mia soggettiva esperienza nei GDR, e si può avere una visione simile solo se si gioca di ruolo appassionatamente.
Il gioco di ruolo a parer mio è due cose:
1.uno sfogo creativo ben più soddisfacente dello scrivere un libro o girare un film per il semplice fatto che chi legge un libro o guarda un film non può interagire con me e la mia opera tanto quanto può farlo un giocatore al mio tavolo, non può affatto cambiare la storia e partecipare lui stesso al processo creativo;
2.un aggregatore sociale, qualcosa che incentiva la socializzazione, la conversazione e lo spirito di squadra.
Detto ciò non facciamo l’errore di confondere il gioco di ruolo con la letteratura… la letteratura è qualcosa di monodirezionale e univoco. Va in un verso solo, dall’autore all’usufruitore e stop; un prodotto letterario per quanto valido è stagnante.
I giochi di ruolo non sono letteratura perchè non c’è una ‘storia’ o copione scritto… la storia la scrivono i giocatori muovendosi sullo sfondo offerto loro dal master. Il gdr non è letteratura e molto meglio così !