
Kata Kumbas. Gli autori ci acculturano, informandoci che la traduzione approssimativa dal greco potrebbe essere “presso le grotte”. Quindi, le catacombe, i primi luoghi di sepoltura dei cristiani.
Infatti quella è la cornice in cui il gioco ci catapulta, le misteriose terre colme di superstizione e leggende del Mediterraneo. L’Italia, in particolare.
L’edizione che ho tra le mie mani è del 1988. Regalo di comunione. Uno dei miei primi approcci al gioco di ruolo, insieme agli immortali librogame di Lupo Solitario, contemporanei approssimativamente. Tempi in cui non c’era sete di spettacolari poteri incommensurabili, di prendere i panni del Dark Schneider di turno o di usare la magia per viaggiare il multiverso alla ricerca dell’immortalità.
Qui si viaggia molto più terra terra, il sapore di aulico non si sente, e nemmeno quello di epico.
L’atmosfera in cui ci caliamo è qualcosa di unico, di tremendamente diverso (e quindi più affascinante, a mio avviso) dal solito profumo tolkeniano che si respira nei GdR di stampo fantasy.
Il gioco, italianissimo di creazione (e si sente, per come è scritto, nel suo sapore di gioco di ruolo ingenuo rispetto alle lussuose e spesso presuntuose edizioni degli ultimi prodotti), ci catapulta in un medioevo sì fantasy, ma lontano da epiche lotte, da splendenti cavalieri, da spettacolari magie e draghi che si stagliano contro l’orizzonte crepuscolare. E’ invece crudo nelle descrizioni dei luoghi, degli ambienti, dei personaggi che si possono incontrare, viscerale quasi. Popolare.
Si sente l’odore dei paesi dalle strade polverose, le locande incasinate, zozze, la gente chiassosa. Urla, vocii, mercati ricolmi di banchi con polli sgozzati appesi e baccalà essiccato, che emana il suo tanfo inconfondibile in tutta la piazza dove si radunano compagnie di mercenari al soldo del potente del luogo.
Un medioevo che si spinge temporalmente verso il nostro rinascimento, più che verso i secoli bui.
L’italiano stesso che si parla è qualcosa di simile ad un volgare, in piazza si declamano odi al conte mecenate per ingraziarselo, si fanno giostre con cortei e cerimoniali, che i bardi narreranno negli anni. Si ispira, per dichiarazione stessa degli autori, all’Orlando Furioso, all’armata Brancaleone, si trova un retaggio di paganesimo e superstizione abbarbicato nella società che allo stesso tempo guarda con sospetto alla nuova religione che si sta diffondendo in questa immaginaria fantastica Italia (evidenti i riferimenti al Cristianesimo, ma non segue la linea temporale del nostro mondo, di fatto è una realtà parallela e fantasy).
Le leggende sono il motore della vita, i popolani raccontano le storie dei santi, di presunti miracoli che spesso sono invece l’opera truffaldina di qualche fattucchiere che per tirare avanti si spaccia per un qualche uomo di fede venuto da terre lontane. E nel frattempo ti fa pure la lettura della mano, e il suo assistente giocoliere ti ruba il portamonete o il carro con tanto di buoi.
Per citare il manuale stesso, in una delle sue prime pagine
“Kata Kumbas non è e non sarà mai un gioco di ruolo per eroi culturisti ottusi e sventratori, fatto di scontri selvaggi e sanguinolenti e di mostri assatanati, ammucchiati nei sotterranei come in stand della Rinascente a guardia di improbabili tesori”.
Poste queste prime premesse, nei prossimi articoli ci addentreremo nel vivo del gioco per offrire una panoramica completa di esso. Sperando che questo mondo di giocatori di ruolo possano ricordarsi o scoprire un prodotto che molti ragazzini d’oggi dovrebbero forse studiarsi prima di gettarsi in campagne fantasy che sembrano più Dragon Ball che un GdR.
Quanti ricordi ^^…. Katacumbas, Holmes & Co, I Cavalieri del Tempio hehehe erano e sono dei bei giochi, visti a posteriori forse semplici, ma che certo offrivano qualcosa di diverso dal solito D&D, peccato che lo stesso discorso, rivolto a giochi come l’odierno Cani della Vigna, venissero deliberatamente ignorati dai giocatori di ruolo troppo abituati a un gdr Fantasy per capire e valutare i giochi che se non ricordo male la Elle editrice aveva coraggiosamente sfornato sul mercato. A quei tempi come oggi andava cosi, e giochi come Katacumbas erano un prodotto di nicchia, forse solo per collezzionisti, e questo nonostante che la casa editrice li avesse pubblicati come libri e quindi reperibili nelle varie bancarelle delle fiere, snobbati dalle librerie. Costavano pure relativamente poco. Uscirono poche espansioni…peccato. Sinceramente Katacumbas e quello che della serie mi e piaciuto di meno, forse troppo stravagante l’ambientazione.. Beh oddio, non che i Cavalieri del Tempio con “l’impersonificazione temporale” fosse meno complesso ^^ Se spulciassi nella mia soffitta troverei centinaia di piccoli “tesori” del tempo come questo bel gioco. ^^
Molto molto interessante! Ah! Io nell’88 avevo un solo misero anno, e purtroppo mi sono giusto persa gli anni “migliori” della generazione giochi di ruolo.
C’è da dire che questo è un titolo che mi stuzzica, per come lo descrivi.
Certo, magari un po’ ingenuo e forse non “altisonante”, ma alla fine è quello il fascino particolare che ha, oltre all’ambientazione (che, lo ammetto… paganesimo, religione nuova in diffusione, basso medioevo orientato verso il rinascimento… sono i miei “argomenti”!).
Se riuscissi a trovare giocatori volenterosi lo proverei volentieri 😛
Se vuoi unirti Nmaetha, noi abbiamo una cronaca in corso XD
E’ un gioco sicuramente ingenuo, come dici te, ma ribadisco, non banale, non “fanciullesco”.
E può ingannare, questo suo aspetto quasi demenziale, parodico, quando poi leggendo avventure (incluse nel manuale, o le espansioni che sono uscite) ti imbatti in crudezze e atmosfere cupe degne di Ravenloft o di Vampiri, ovviamente rivisitate in chiave italica, quindi sempre meno “altisonanti” ma più alla mano.
Coinvolgente, quello di sicuro.
Sarebbe da pensare di farci un bel live…
Mmm…
Bellissimo gioco dall’ambientazione unica. Semplice ma efficace nel sistema anche se ci sono svariate pecche. Io l’ho giocato addirittura nella prima edizione del 1984 della Orion più relativi espanzioni, precedente a quella riveduta e (s)corretta della E Elle che snelliva semplificando il sistema.
Sicuramente da giocare, anche se effettivamene ormai introvabile.