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I chierici hanno perso la fede

Visto che mi piace provare esperienze sempre nuove ho voluto provare anche la quarta edizione di dungeons and dragons. I manuali della 3E e della 3.5 li sapevo quasi a mente, mi sembrava giusto dare una chance anche a a questa.
Prima di guardare in faccia per la prima volta il manuale del giocatore della 4E lessi da qualche parte che gli autori definivano la 4E come un’evoluzione e non come una rivoluzione, dall’altro lato alcuni miei amici dicevano “questo non è più D&D, a prescindere se sia meglio o peggio, è proprio un’altra cosa”. A chi credere? A nessuno naturalmente, meglio toccare con mano e farsi un’idea propria. Io l’ho fatto e mi sono subito sorte alcune osservazioni che voglio condividere con voi; la prima riguarda i chierici e la loro fede in un processo di de-religiosizzazione che parte da AD&D e, attraversando tutte le edizioni, arriva al culmine nella quarta.

Quando ho iniziato a giocare alla 3E, una delle cose che immediatamente mi colpì era il fatto che i religiosi non sono obbligati a scegliere un dio. Invece, gli è stata data la possibilità di seguire semplicemente un certo percorso morale o di essere dedicato ad una specifico ideale. Il metagamer in me questo ragionamento lo capisce perché può rendere il gioco più fluido in quanto elimina ogni possibilità per il chierico di andare contro la volontà del proprio dio. Ma il roleplayer in me ha sempre sofferto per questo. Voglio dire, stiamo parlando di un chierico qui; un membro del clero. Una persona che ha dato corpo e anima al culto del dio che ha scelto, al fine di portare se stessi, e le persone intorno a sè, più vicini a questo dio. Così ho fatto un po’ di ricerche e ho scoperto un’interessante tendenza. A mano a mano che le edizioni si sono succedute, il chierico sembra aver perso sempre più la sua fede.
Nella 1E (AD & D), ecco come il PHB (player handbook) definisce ciò che un chierico deve essere.

The cleric is dedicated to a deity, or deities, and at the same time a skilled combatant at arms. (AD & D PHB, pagina 20, paragrafo 3, linea 4)

– Il chierico è dedicato a una divinità, o più divinità, e al tempo stesso è un combattente qualificato nell’utilizzo delle armi. –

Clerical spells, including the druidic, are bestowed by the gods, so that the cleric need but pray for a few hours and the desired verbal and somatic spell components will be placed properly in his or her mind. (AD & D PHB, pagina 40, paragrafo 4, linea 1)

– Gli incantesimi clericali, compresi quelli druidici, sono concessi dalle divinità, in modo che il chierico necessiti solo di pregare per qualche ora e le componenti verbali e somatiche dell’incantesimo saranno inseriti correttamente nella sua mente. –

Quindi, nella 1E, il chierico ha dovuto scegliere un dio perché altrimenti non avrebbe avuto incantesimi. E nessuno vuole un chierico senza incantesimi. Nella 2E continua questa linea di pensiero quando parla dei chierici.

The cleric receives his spells as insight directly from his deity (the deity does not need to make a personal appearance to grant the spells the cleric prays for) as a sign of and reward or his faith, so he must take care not to abuse his power lest it be taken away as punishment. (2E PHB, pagina 33, paragrafo 3)

– Il chierico riceve i suoi incantesimi come ispirati direttamente dalla sua divinità (la divinità non ha bisogno di comparire per concedere gli incantesimi per cui il chierico prega) come segno e ricompensa per la sua fede, così egli deve fare attenzione a non abusare del suo potere altrimenti gli potrebbe essere sottratto come punizione. –

Quindi, ancora una volta, i chierici sono obbligati a scegliere il culto di un Dio. Ma una cosa divertente è accaduta nella 3E.

Choose a deity for your cleric. …You may also choose for your cleric to have no deity.(3 / 3.5E PHB, pagina 32, paragrafo 6)

– Scegli una divinità per il tuo chierico. … Puoi anche decidere che il tuo chierico non abbia alcuna divinità. –

Instead, they meditate or pray for their spells, receiving them through their own strength of faith or as divine inspiration. (3 / 3.5E PHB, pagina 32, paragrafo 5, la linea 2)

– Invece, essi meditano o pregano per le loro magie, che ricevono attraverso la loro forza della fede o come ispirazione divina. –

Quindi, nella 3E, è stato deciso che i chierici non dovevano più scegliere per forza un dio, ma, invece, potevano contare anche solo sulla loro forza interiore e la loro devozione alla causa. Questa tendenza è proseguita nel 4E.

All clerics choose a specific faith to which they devote themselves. Usually this faith is the worship of a specific patron deity—for example, Moradin, Pelor, or Erathis. Sometimes clerics are devoted to churches that venerate groups of deities or even philosophies. (4E PHB, pagina 61, paragrafo 5)

– Tutti i chierici scelgono una specifica fede a cui dedicarsi. Di solito questa fede è il culto di uno specifico dio patrono, ad esempio, Moradin, Pelor, o Erathis. Talvolta i chierici sono devoti a chiese che venerano gruppi di divinità o addirittura filosofie. –

Quindi, se si guarda alla progressione di D & D nel corso degli anni, da edizione a edizione, i religiosi sono passati da dover contare sulla divinità e sono arrivati a poter scegliere di contare solo su se stessi. La domanda è: perché? Ho un paio di teorie su cui rifletto da qualche tempo.

Teoria 1: Hasbro (o anche solo la divisione che si è occupata della progettazione della 3E) ha voluto evitare di immischiarsi nell’ennesima “controversia cristiana”.
In tutti gli anni ’80 D&D è stato messo costantemente sotto accusa da alcune persone molto religiose. Alcuni arrivavano a dire che ispirasse culti satanici e contenesse “magie vere”. Così è stato deciso di introdurre l’opzione di poter non scegliere un dio, in modo da ridurre l’impatto su quelle persone che si sentivano a disagio nell’essere costrette a scegliere il “culto” di un dio diverso dal proprio, anche all’interno di un’ impostazione prettamente fantasy.

Teoria 2: La religione è diventata meno importante nella società in generale, così si è deciso di renderla meno importante anche nel gioco.
La nostra società, ultimamente, è uscita fuori dagli insegnamenti religiosi tradizionali. Questa non è una sentenza, è solo un’osservazione. Per questo motivo, i progettisti probabilmente hanno voluto riflettere questa situazione nel gioco, in tal modo chi, viceversa, si sentiva a disagio nell’essere costretto a scegliere un dio, adesso può non farlo.

Teoria 3: Per scopi puramente metagame.
Si rende la creazione di un personaggio religioso più facile, più veloce e meno limitata.

Onestamente, non so se ci sia una teorie corretta. Se dovessi tirare ad indovinare, data la natura della 3E e della 4E, probabilmente sceglierei la terza teoria.

L’unica cosa certa è che gli dei sono meno importanti per i chierici in edizioni più recenti di quanto non fossero nelle vecchie edizioni e questa è una verità che mi rattrista. Personalmente ho sempre visto il chierico come un campione della fede, colui che è disposto a difendere le proprie convinzioni di fronte alle inevitabili turbolenze. Un personaggio forte, dentro e fuori, eternamente devoto al dio in cui crede. Ma questo è solo il mio punto di vista.

Voi che ne pensate? Perché la scelta del dio non è più importante per i chierici in D & D?

4 thoughts on “I chierici hanno perso la fede

  1. Perchè hanno preferito lo stravolgimento del gioco rispetto una qualsi trama o storia accettabile, nel nome dell’avvicinamento a una nuova era di giochi di ruolo, dove il confine tra wargames e videogames sparatutto oramai e pressochè inesistente. Le classi storiche vengono eliminate o messe ai margini non per migliorie o innovazioni ma per puri fini commericali. Vero che il gdr classico e oramai rilegato a un prodotto per pochi, che non ha più un vero mercato ma mi chiedo se svenderne l’anima ne valesse davvero la pena. Questo a costo di venire dipinto come eretico verso il totem dei gdr. Il Chierico da sempre e stato considerato poco performante come classe essendo ibrida, al fronte di nuove leve di giocatori che vogliono classi total war, e quindi, il barbaro, il paladino vengono stravolti o rimossi. Peccato… io ho scelto per la prima volta pur collezzionando tutti i gdr usciti fino ad oggi di non comprare D&D4 trovandolo per queste scelte pessimo, e “grabbandolo” dalla rete ritenendo non valga i soldi investiti. Ma io sono un eretico del genere gdr ^^

  2. A mio parere la motivazione che si può trovare in questa sceltaè appunto facilitare i Niubbi (ho usato volutamente un dispregiativo) a cui non importa interpretare un ruolo, preferiscono costruirsi una macchina da guerra.
    Con questo preconcetto è più facile giocare un Chierico “crocerossina”, che quindi è visto come una grossa pozione con le gambe, che un Chierico “devoto”…

    Certo da un lato trovo giusto l’aggiungere la possibilità delle scuole filosofiche, anche se forse le vedo più affini ai paladini (codice cavalleresco), ma secondo me dovrebbe essere limitato alle avventure di ambientazioni “Nipponiche”, in quanto le “Filosofie Religiose” sono più legate alla loro cultura che non alla nostra, quindi se non è strano vedere un Bonzo che professa L’assenza di Divinità, sarebbe inconcepibile vedere un prete o un frate nella stessa situazione.

  3. Ciao.
    é la seconda volta che intervengo in un articolo del bravissimo Tom e per la seconda volta esprimo dissenso. Sarà che normalmente mi convince molto e non mi piace aggiungere post inutili ad appesantire la discussione.

    Secondo me, che pure non conosco la quarta edizione di D&D, l’introdurre la possibilità di avere chierici non strettamente e irreversibilmente legati a una divinità, oltre ai molti altri effetti che questo può avere, apre anche possibilità narrative.
    Sia chiaro, non sto dicendo che si guadagna o si perde di più o di meno, con questo. Solo, questo apre la possibilità di avere personaggi (giocanti e non) che abbiano caratteristiche diverse da quelli cui siamo abituati, mente, se a noi ed al nostro gruppo di gioco non piace l’idea, oppure non piacciono questi personaggi “nuovi”, possiamo con facilità ignorarli ed escluderli dalle nostre campagne.

    Tutto sta nel “non fare gli stronzi” come diceva bene nel suo articolo Tom.

    Detto in un altro modo: un chierico non legato a una divinità creato per approfittare delle regole e dell’ambientazione sarà un personaggio limitato perchè pensato per approfittare delle regole e dell’ambientazione, non perchè gli manca quel legame. Mentre un personaggio ben costruito, con motivazioni, speranze, personalità e ben integrato nel contesto della campagna, sarà un buon personaggio a prescindere dal legame con un dio specifico, se ci sono ragioni che lo giustificano.

    Ok, non chiedetemi su due piedi ragioni narrative che possano giustificarlo in generale: non le ho, non solo in generale ma nemmeno riferendomi ad un personaggio concreto. Ma se un gruppo di buoni giocatori trova che a loro giudizio, almeno in un caso concreto, questo permetta loro di raccontare una bella storia, secondo me stanno solo rispettando la regola zero.

    Ma è solo una opinione (e nemmeno ben informata!)

  4. mi permetto di correggere leggermente alcune info sbagliate

    già nell’AD&D 2 ed esisteva la possibilità di non venerare una divinità specifica, ma un concetto o una filosofia, o un gruppo di divinità, date un occhiata al Priest’s Handbook

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